“Bisogna avere un caos dentro di sè per generare una stella danzante.”
Nietzsche.
Le relazioni sono parte essenziale della nostra crescita. Rapportarsi con gli altri è quello stato di intimità che ci permettere di esprimere e di sperimentare noi stessi attraverso l’incontro e il confronto. Non sempre accade in accordo ma l’interazione è sempre preziosa, contando che se fossimo soli al mondo non servirebbe a nulla il nostro esistere ma neanche le nostre idee, le nostre preferenze, le nostre proposte e neppure il nostro amore.
Anche se a causa della nostra turbolenza emotiva sperimentiamo altro, per vibrazione attrarremmo più facilmente chi e ciò che risuona con noi, perché per natura l’essere umano appagato riesce a condividere il meglio di se stesso con i suoi simili.
Ma in un mondo dove la virtualità è diventata predominante, dove la natura e la naturalezza delle cose e dei rapporti è filtrata da “interessi” – per sopravvivenza, per abitudine, per paura, per la nostra interiorizzazione del conflitto invece della collaborazione, per la sfiducia che ci consegnano attraverso informazioni subliminali o non oltre che per contratti mai firmati che hanno trasformato gli individui da esseri umani in qualcosa di differente – ogni incontro è condizionato da una quantità di memorie vecchie e nuove che neanche possiamo immaginare. E quindi viviamo ogni relazione inconsapevoli di essere “contaminati” da un sistema nel quale tutto è suggestionato.
Fin da bambina ho sempre guardato poco la televisione perchè mi ha sempre annoiato, e non ho mai seguito storie a puntate perchè l’aspettativa a me crea disinteresse. Quindi a parte qualche film, guardavo quasi esclusivamente documentari sulla natura, seduta accanto a papà che ne è sempre stato un grande appassionato. All’epoca ce n’erano molti di documentari ma da tempo la produzione di storie scollegate dall’ambiente naturale predomina, come è in aumento chi va troppo raramente a trascorrere qualche ora a rigenerarsi nell’ambiente naturale.
Inoltre da tempo il virtuale ci distrae con ogni tipo di sogni e di irrealtà – cosicchè ora in molti vivono praticamente risucchiati dal proprio telefonino – e nel contempo è come se ci fosse una qualche intenzione per “togliere la bellezza” nel reale. La bellezza dell’ordine e della cura degli spazi comuni ad esempio, che hanno preso il posto del disordinato cantiere in perenne manutenzione, e non solo, ambiente non corretto al quale ci siamo abituati come sfondo “normale” delle nostre città.
Città che dovrebbero essere di proprietà dei cittadini e sviluppate per il benessere dei cittadini, pensate, curate e costruite per farli stare bene. Perché ‘i cittadini’ sono coloro che danno il consenso e il proprio contributo economico per “mettere le cose a posto” in tutto ciò che vediamo e viviamo.
Però mancano, o sono al minimo della manutenzione, quei servizi che ci sono dovuti non solo perché il cittadino paga (con una percentuale folle dei propri guadagni); i servizi ci sono dovuti perchè è “il patto” sottinteso a tutti i sacrifici economici e comportamentali che vengono imposti dalla società. Non ci dobbiamo stupire se il dipendente o l’imprenditore che hanno la fortuna di avere un lavoro e che contribuiscono forzosamente al benessere collettivo, debbano fare qualcosa di alternativo per sopravvivere, sia economicamente che psicofisicamente.
In realtà semplicemente cominciando a curare e a mantenere anche nell’estetica il suolo italico, il lavoro ci sarebbe per tutti. La bellezza e la cura del fuori – insieme a quella del dentro – sicuramente porterebbero del bene su tutti i livelli, e l’ambiente potrebbe riflettere immediatamente l’armonia che noi esseri umani abbiamo insita e portiamo per natura dentro e fuori di noi.
Perciò sempre:
“Grazie per la Bellezza che porti nel mondo!”
Se siamo in pace, se la (banda) governante che ci accudisce ci istruisse su cosa significhi essere e mantenere uno stato di pace così dentro come fuori, sarebbe tutto diverso, e quantomeno saremmo consapevoli di cosa stiamo spesso inconsapevolmente sostenendo.
E quindi ci si rivolge alla spiritualità anche per alleviare lo stress burocratico quotidiano, e perché comunque considerare primario il pensiero rispetto all’azione ci solleva dall’esercitare la nostra responsabilità al 100% di chi siamo e di cosa stiamo costruttivamente facendo per il nostro pianeta.
L’era del desiderare benessere solo per se stessi, anche se la pace comincia da me ma non è la stessa cosa, non mi esime dal fatto che ogni mia intenzione e azione debbano essere volte a favore del benessere collettivo. Non per fare delle comuni, ma perché no?, ma per ritornare alla ri-conoscenza individuale della direzione che sto percorrendo attraverso la mia esistenza.
Perciò pulire, controllare lo stress e essere emotivamente centrati ci consente di cancellare le memorie e poter vedere con chiarezza e consapevolezza tutto quello a cui diamo il consenso.
L’individuazione della nostra scelta migliore – per noi e per tutti – la possiamo fare solo in coordinazione con la nostra anima. Che non deve evolvere, perchè lei, l’anima, è già perfetta a differenza di noi e della nostra auto psicologia, e ci sta aspettando nel giusto e nel corretto per agire insieme. Anche per proseguire con quei compagni che non perdono l’orientamento e che hanno ben chiaro il lascito utile per tutti gli esseri che intendono manifestare attraverso la propria esistenza.
“La preghiera pensata come un mezzo per realizzare un fine personale è una meschinità, è un furto. Suppone un dualismo e non una unità in natura e nella coscienza. Non appena l’uomo sarà tutt’uno con Dio, non pregherà più. Vedrà la preghiera in ogni atto.” Ralph Waldo Emerson
La pulizia è un’intenzione di animo, di pensiero e di parola, in direzione del bene comune, ognuno attraverso il proprio canale divino.
La preghiera senza condizioni mette in moto la comunicazione in un circuito energetico non stop, attraverso la linfa vitale che collega questo piano al luogo vibrazionale da cui proveniamo e verso il quale siamo diretti. Ma non vedendolo con gli occhi questo circuito che ci rigenera quotidianamente, tendiamo a dimenticarlo o a sottovalutarlo pur essendoci immersi (e come in tutti i circuiti l’unico aiuto reale che abbiamo, a riguardo della nostra stabilità nella pace, lo riceviamo da noi stessi e dalla nostra pulizia).
La pulizia ci aiuta a non attaccarci alle abitudini e alle credenze, e a mettere in pratica “quell’efficacia che è la misura della verità” con il quale il 7 principio sciamanico Huna conclude i propri punti salienti. Verità che se non mi piace scelgo di manifestare differentemente con il mio intervento, dentro ma anche fuori di me. Non sempre la mia pace è immediata, e spesso per mantenerla stabile devo occuparmene intenzionalmente, perciò non mi stanco mai di pulire me momento per momento.
Allenandomi all’osservazione di me e di ciò che mi circonda mi viene più facile lasciar andare quello che si smuove e si scioglie in me, e quello che non mi è nè utile nè efficace. Non mi ci attacco, non mi lascio diventare parte di ma vedo che tutto accade sempre come qualcosa per contribuire a “mettere le cose al posto giusto”. Questa consapevolezza necessita però della mia attenzione e della mia presenza.
Restando in osservazione lascio accadere il disegno, accolgo senza oppormi cercando di andare oltre il giudizio, oltre il muro di critica e analisi a causa delle mie memorie e della mia abitudine a voler aver ragione prima che i miei 3 Sé possano manifestare il mio equilibrio.
L’esperienza attraverso le relazioni – anche e paradossalmente ancor di più tramite conflitti e incomprensioni – si fa delicata nel punto dove gli altri mi indispongono, e il primo sguardo lo faccio nei miei stessi confronti per capire se risuona con qualcosa in me che devo ripulire, per poter considerare vedere agire anche diversamente.
Questi momenti sono occasioni speciali che mi consentono sia l’azione che la compassione, mentre sperimento differenti punti di vista che non avevo indagato. Ogni relazione è un’opportunità per mettere le cose a posto, per ripulire, integrare e sviluppare a 360° la mia completa responsabilità dentro con il di fuori di me. Che è sempre me, che è sempre utile e indispensabile per andare al di là di me, e delle mie memorie, abitudini e convenzioni.
Accolgo ogni punto di vista perchè attraverso la propria unicità ognuno porta la sfumatura soggettiva per comporre al meglio l’intero disegno, che diventa ricchissimo se combinato attraverso quella dedizione e quel senso di fratellanza che dobbiamo riconquistare, per riconquistare la nostra anima, soggettiva e collettiva.
“Con cura e rispetto dirigo la mia azione, coerente alla realizzazione dello stesso benessere a favore di tutti gli esseri su questo pianeta. La Pace comincia sempre da me, e sono riconoscente ad ogni essere con il quale mi relaziono che mi riflette, mi fa riflettere e proprio per questo mi fa espandere.”
Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie