Lara è una bella donna, anche se si ostina a definirsi “ragazza” quando mi parla di se stessa. Ha 39 anni compiuti, un bel fisico da indossatrice, un viso più interessante che canonicamente “bello”, splendidi occhi penetranti e zigomi di razza mongola, eredità dei suoi antenati russi, che reggeranno ancora per decenni il suo ovale.
Lara sembra molto sicura e determinata, sa argomentare, lo sa fare in maniera autorevole e carismatica ed è decisa a lasciare un segno importante nella sua vita, qualcosa di non ordinario e splendente.
Si veste in modo costoso e vistoso ma sempre con una certa classe, ed ha creato una figura di sè che vuol mantenere in una zona di ammirazione e quasi soggezione da parte di chi l’osserva. Compra il suo abbigliamento esclusivamente in outlet, e anche con un certo sacrificio, ma per lei è decisamente importante l’immagine, che considera un ingrediente irrinunciabile per il suo progetto di esistenza e preferisce abitare ancora con i suoi genitori, dove è rientrata dopo la separazione, poichè non riuscirebbe a mantenere economicamente l’alone glam su cui fa leva per ritagliarsi uno spazio e una visibilità nel mondo.
Lara è stata sposata per circa tre anni con un imprenditore, bello e aitante con il quale immaginava di fare la coppia più bella del mondo, ma certo non ricco e “capace” come le aveva fatto credere (o come lei voleva credere?) Insomma il miraggio di vissero felici, ricchi e contenti è miseramente finito quando i problemi economici hanno iniziato a rendersi evidenti e drammatici, almeno per il tenore di vita che Lara si aspettava da questa relazione. Da quest’unione è nata una bimba, Arianna, che mamma Lara ama, adora e usa come scusa, scudo e arma di ricatto nei confronti dell’ex marito con il quale i rapporti si sono ormai deteriorati dalle tante vicende poco chiare che tutti e due hanno messo in moto nei reciproci confronti insieme alle basse azioni che li hanno resi entrambi vittime di una vicendevole guerra senza sconti. Quello che resta del loro amore è la retta alla piccola che lui malvolentieri passa e neanche in maniera regolare.
La professione di Lara, quando era davvero “ragazza”, è stata per qualche anno la modella e successivamente, per fuggevoli periodi, la comparsa in alcuni telefilm minori. Niente di eclatante o memorabile ma Lara ha sempre mantenuto la speranza/certezza di essere notata e poter attuare il salto di visibilità e prestigio a cui crede ancora ciecamente.
E’ venuta da me in una delle sue cicliche depressioni laceranti, periodi nei quali sparisce dal mondo raccontando viaggi immaginari in posti esotici e impegni prestigiosi, ma anche con la determinazione di riprendere in mano la propria vita e renderla davvero quella che è nei suoi sogni. Con uno sforzo onesto e a tratti drammatico, mi ha raccontato molte verità, quelle che non ammetterebbe mai a nessuno perchè intaccherebbero la sua immagine di donna irraggiungibile e un pò diva. Per lei parlarmi è diventata l’ammissione di un essere umano che si rende conto di vivere in una bolla dorata auto prodotta di una realtà immaginaria sganciata dal quotidiano, lontana dalla concretezza che una donna della sua età dovrebbe mettere in atto per ottimizzare una vera crescita personale e professionale.
“Credo fermamente nella legge di attrazione, la mia svolta è solo una questione di tempo” mi ha detto al primo colloquio. Il suo “problema” è mantenere la rappresentazione che ritiene congeniale e trasportare le sue immaginazioni facendole diventare la sua vera vita. Naturalmente Lara non contempla un’attività “normale”, una professione magari momentanea che l’aiuti a far quadrare il suo bilancio economico perennemente in rosso che se non fosse per i genitori o i prestiti degli amici si manifesterebbe in tutta la sua teatrale vuotezza di contenuti.
Ma in questa soria l’Amore dov’è?
Il problema di Lara è di non dare (anche) voce alla sua anima, ai suoi talenti naturali oltre all’immagine esteriore ed estetica, tesa com’è nel desiderare qualcosa che fortissimamente vuole e che ritiene l’unica strada che possa renderla protagonista prospera felice e della sua vita, preferendo sognare a spese (economiche, emotive e concrete) di altri (parenti, amici ed ex marito). Quello che sottovaluta è l’enorme energia che disperde nell’immagine e anche quella che “gli altri”, che sono “costretti a mantenerla”, emanano nei suoi confronti, che è, inevitabilmente, un’energia di scontentezza e compassione.
L’indipendenza economica ed emotiva sono i passi primari di una realizzazione personale, concreta e reale e solo non cinematografica. L’ascolto e l’allineamento del vero proprio sè un passo primario da mettere in azione e non è mai troppo tardi per farlo.
Se Lara continua a sottovalutare e ignorare altri piani di manifestazione rischia di passare il suo tempo sgomitando dentro e fuori l’esistenza senza trovare un reale contatto con la sua missione di nascita coperta da abiti leopardati e borse firmate, bellissimi oggetti che rischiano di trasformarla in oggetto lei stessa, donna splendida che deve fare pace, e dare voce, alla ragazza che crede di rimanere in eterno.
Il lavoro è appena incominciato, il punto di potere è sempre nell’adesso, e questo vale per ciascuno di noi. Divertiamoci pure con le rappresentazioni, con la creatività, con il “come se”, ma usiamo leggerezza e concretezza mentre sogniamo e non chiudiamo mai l’ascolto alla nostra verità, alla nostra reale identità, alla nostra guarigione di integrità.
Si potrebbe definire come Sindrome di Cenerentola la ricerca smodata di un uomo bello, ricco e famoso. Una ragazza, per quanto istruzione, indipendenza materiale e spirituale possa avere, guardandosi in giro, in cerca di un uomo, un fidanzato, da una vera e propria ossessione a tratti anche compulsivo. Chi non conosce la fabula di Cenerentola, il racconto di una bella ragazza povera, che non è amata dalla ricca matrigna unitamente alle due figlie acide. Cenerentola è costretta a fare la serva e sogna l’arrivo del Principe Azzurro con il suo destriero bianco, che la riscatta da una vita di sacrifici e umiliazione e la fa vivere per sempre felice e contenta.