Come già sapevano gli antichi hawaiani la malattia derivava dalla violazione delle leggi spirituali, chiamate kapu. Questa saggezza pervadeva la pratica e la cultura di tutte le popolazioni ancestrali, finchè sono rimaste connesse con la natura e in accordo con la legge di risonanza. Ne scriviamo approfonditamente nel nostro ultimo libro La via Pono.
Ancor prima che nelle relazioni fuori, ognuno di noi è una Famiglia dentro, nella propria entità, da far cantare e danzare con leggerezza, trasparenza e senza sotterfugi di nessun tipo. Per il nostro bene.
Sul tema un articolo di Giorgio Beltrammi, esperto delle 5 Leggi biologiche del Dottor Hamer e divulgatore tramite il sito Attivazioni biologiche
Perla saggia:
Le terapie,
come le bugie,
hanno le gambe corte.
Giorgio Beltrammi:
«E adesso che lo so… cosa faccio?»
È la domanda che si fanno tutti quelli che partecipano alle serate divulgative che ho svolto e che continuerò a svolgere.
È difficile rispondersi e, dall’esterno, impossibile dare una risposta, perché l’esperienza della malattia, e quindi della vita, è unica.
Come si fa a dire ad una persona: «Fai questo e non fare quello!» sapendo che è quello che farebbe chi lo dice e non chi lo ascolta?
Come fai a sapere quali sono le convinzioni della persona, le cose che non vuole dire, quelle che vorrebbe dire ma si vergogna a dire, quello su cui sta mentendo e quello che ingigantisce o sminuisce?
Come si fa, oggettivamente, a separare il corpo della persona dalla sua storia, dalle sue esperienze, dalle sue delusioni, dalle sue gioie, dalle sue conquiste e dalle sue sconfitte, dalla sua famiglia, dal suo lavoro, dalle sue ricchezze e dalle sue miserie. Come si fa ad intrufolarsi impunemente nelle sue schifezze, nei suoi lati oscuri, nelle sue depravazioni ed anche potendolo fare, come si riesce a rimanerne distaccati ma al contempo esserne partecipi?
Io credo che l’unica strada che, oggettivamente, si può percorrere è quella informativa, dove ogni singola pietra che la compone è una informazione. Rimane poi compito della persona, decidere se mettere i piedi su una pietra invece che su un’altra. Ed è un compito difficile.
Ancor prima dell’applicare una qualsiasi cura, di quelle disponibili, la persona è chiamata ad applicare la propria responsabilità, ovvero l’essere di fatto responsabile del proprio corpo.
Guardate che è una cosa veramente difficile. Io credo la più difficile. Specialmente dopo che per molti secoli si è stati convinti che debba essere il medico l’unico vero responsabile della salute dei suoi assistiti.
Ma non è così.
L’unico, vero, genuino responsabile della propria salute è la singola persona; l’unica in grado di dire cosa è successo davvero alla propria vita.
Guardate che ci sono persone che dalla propria malattia ottengono dei vantaggi (vedi diversi malati cronici che usano la propria ingigantita sofferenza per essere coccolati, o tenere in pugno la famiglia o singoli componenti di essa). È proprio in questi casi che si capisce che la malattia ha un senso e una sua utilità.
C’è chi vuole davvero guarire e chi non vuole farlo; come si fa a capire chi è l’uno o l’altro? E anche avendo capito chi non vuole guarire e chi vuole farlo, chi sei per dire «Fai questo e non quello»?
Molte persone mentono non solo al proprio medico – cosa grave – ma soprattutto e per primo a se stesse – fatto ancor più grave ma comunque non giudicabile o criticabile – e la Natura contrappone alla menzogna di una finta salute, la verità semplice e cruda della malattia.
Già, la malattia!
La stupida, tremenda, inutile, ingiusta malattia.
Tremenda certo. Ma certo non stupida, né inutile. Il concetto di giustizia è mentale ed è umano.
La malattia, in sintesi, è una domanda molto chiara e importante.
Ti chiede se stai mentendo, non agli altri, ma a te stesso. Ti chiede se stai frodando, non gli altri, ma te stesso. Se stai millantando la tua salute. Se stai falsificando o rubando l’unico vero gioiello che possiedi: la tua vita.
Le cure esterne, a cui vanno riconosciuti piccoli risultati, per altro di breve durata, non servono a nulla. Ma non perché Big Pharma è cattiva o complottista, no. Ma perché un farmaco non può curare la vita di una persona. Può certo modificare il corpo, ma è altrettanto certo che non può cambiare i meccanismi famigliari, gli stress lavorativi, le rinunce, i soprusi, le aspettative amare, i sogni infranti, le paure, l’autodisistima, ecc., ecc., ecc.
Una persona incapace di rispondere a se stessa di se stessa (responsabilità = abilità al rispondere), difficilmente otterrà risultati evidenti e duraturi dalle terapie che assume, specie per le “malattie” più gravi, che lo sono non solo perché comportano il pericolo di morte, ma perché proprio cercano di coprire drammaticamente una bugia, una azione malevole (il termine “malattia” deriva da mala actio= azione malevole, ma anche da malo habitus= abitudine malevole) di grandi dimensioni, incompatibili con il corpo e con la vita.
Quindi, cosa devi fare?
Essere totalmente, incondizionatamente sincero/a con te stesso/a e con il tuo corpo e non è facile, anzi, è moooolto difficile.
Fatto questo saprai autonomamente cosa fare e sarà il meglio per te.
Buon lavoro 🙂
Giorgio Beltrammi
Riscoprire i Pionieri Olistici, l’Acqua e Strumenti di Pulizia
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