Per troppi anni ho vissuto la mia introversione come un difetto, un peccato capitale e qualcosa da risolvere e, prima o dopo, magari da sradicare. La mia propensione alla solitudine, al fare le cose da sola, all’esigenza di libertà, all’emotività eccessiva e all’estrema compassione che ogni situazione mi ha sempre suscitato, erano, anche, un qualcosa di tremendamente scomodo.
La pratica di Ho’oponopono è giunta a coronare la mia esistenza di ricerca e mi ha reso chiaro e facile armonizzare e accogliere incondizionatamente me. Mi ha allenato a fluire e non a forzare, oltre che a ripulire le mie memorie che tenderebbero a calarmi in un ruolo di servizio, in un’epoca che, se non sviluppiamo al meglio il rispetto per noi stessi, diviene una scomoda consuetudine per sé e un comodo quanto ‘ovvio’ servizio nei confronti di chi tende a imporre la propria personalità.
Siamo tutti in co-creazione di un mondo migliore, più morbido, sincero, essenziale, dove gli scambi siano amorevoli e, quando non disinteressati, siano comunque sempre condotti in completo onore.
Per riappropriarsi completamente della bellezza della propria introversione, ritengo imperdibile questo libro che ne integra e illumina il lato profondo, spesso silenzioso ma sempre intensamente creativo “in un mondo che non sa smettere di parlare” (come dichiara la conclusione del sottotitolo in copertina).
Susan Cain, ex avvocato di Wall Street, consulente e scrittrice, che si definisce nata introversa all’ennesima potenza, con il suo “Quiet: il potere degli introversi” racconta, con incredibile leggerezza, della sua ricerca e successiva stesura del testo che ha generato in 7 anni di lavoro; un’indagine vasta e accurata nata per conoscere a fondo il mondo dell’introversione, paragonandolo e finalmente ben distinguendolo da quello dell’estroversione, del quale non è certo una versione inferiore o meno vitale.
La Cain usa un linguaggio intimo, che ci porta a passeggiare complici tra i suoi episodi di vita vissuta da introversa, inframezzati e avvalorati da approfondimenti (partecipazione a seminari, interviste, dati scientifici e un’enorme bibliografia) completi di nomi e dettagli sull’autorevolezza delle sue esperienze sul campo e delle fonti interpellate.
Susan spiega molto bene perché l’introversione, come il suo opposto, è qualcosa di intimamente legato al dna e quindi è una natura da assecondare, sviluppando al massimo tutte le sfumature grandiose che un essere abituato a vivere più in verticale (e potenzialmente facilitato alla connessione con il divino in sè) di altri, per i quali è profondamente complesso non esprimersi in orizzontale (espressione manifesta del sé, della personalità, della persuasione) che potrebbero rischiare di rimanere inconsapevolmente in superficie.
Susan Cain ci accompagna in un viaggio di oltre 400 pagine, informando e consapevolizzando il lettore che si riconosce in questo scritto generato dal cuore, mentre documenta nobilitando a tutto raggio questo stato dell’essere, pregi e presunti difetti inclusi.
E’ naturale che, essendo un testo nato per volgere a proprio vantaggio il capitale emozionale dell’introversione, si focalizzi su questo ma c’è una grande obiettività nel confrontarci con gli estroversi, è quindi per qualsiasi lettore un piacevole e ulteriore spunto di crescita su tutti i fronti, oltre che un’opportunità di godere di relazioni migliori, con noi e con gli altri.
“Il mondo è pieno di introversi: li vediamo, anche se non li sentiamo. A volte ci disturbano, con la loro reticenza. Altre volte ci affaticano, perché cedono sempre il passo a noi. Altre volte ancora li apprezziamo, perché sembrano innocui. Sono almeno un terzo delle persone che conosciamo: sono quelli che preferiscono ascoltare, invece che parlare; che preferiscono leggere invece cha fare vita sociale; quelli che creano e inventano, ma che non ostentano la loro opinione.
A molti di loro dobbiamo alcuni dei più grandi progressi dell’umanità: dalla teoria della gravità, all’invenzione del computer, da Harry Potter a Google. Ma come trovano spazio gli introversi in una società che sembra premiare solo le personalità estroverse, competitive ed egocentriche? Raccontando anni di esperienza come consulente e il suo passaggio da una timidezza riluttante a una timidezza orgogliosa, Susan Cain accende un riflettore sugli introversi che sono fra di noi, spiegandone la forza e il ruolo nella nostra società.”
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