“La danza dei pensieri immobili” è, a mio parere, un vero capolavoro. L’autrice, Erica Malacarne, una fatina bionda, gentile e minuta, l’ho conosciuta al seminario Ho’oponopono che abbiamo tenuto a Rimini in primavera, ed è stato con lei un immediato abbraccio di sorellanza, la sensazione di un sentimento delicato, sincero e speciale.
Qualche mese dopo mi ha scritto un’email comunicandomi di aver finalmente pubblicato il suo primo romanzo, un parto letterario e curativo avvenuto dopo 7 anni di creazione e revisioni e, visto il filo di Amore che c’è stato immediato con lei, mi sono sentita invitata dal cuore a leggerlo.
Erica ha la capacità di scrivere per immagini, per odori, sapori e colori. Sembra di stare dentro un film che scorre sovrapposto alla realtà più reale e, mentre si legge, inizialmente con molta attenzione per mappare i tanti personaggi, raccontati con arte ed estrema sensibilità psicologica che si fondono gradatamente in una storia sensibilissima e profonda, tutto il racconto prende vita, diventa un adesso urgente e pulsante che ti travolge.
La penna di Erica letteralmente emoziona, andando ben oltre la delicata attenzione che l’autrice riesce ad evocare in ogni scena, attraverso ogni più piccolo particolare che rende vera, vissuta e sincera ogni sfumatura di sentimento. Un mondo che il lettore può e riesce a riconoscere come il proprio mondo, crescendo nell’anima e nel cuore attraverso la storia di ciascuno degli interpreti, nel loro bene e anche nel loro ‘male’. Perchè questa narrazione, ambientata in una Mantova di fine anni ’50, pur se in un contesto di luoghi specifici e altri tempi, entra dentro, perchè assomiglia e indaga una grande fetta di storia emotiva, gioiosamente attuale o finalmente superata, di ciascuno di noi.
Non è un testo che si legge sovrappensiero, ha bisogno di tempo, disponibilità e dedizione per sentirsi parte della storia. Perchè tutto va vissuto fluendo con il proprio cuore ma questa visione, dopo le prime pagine di orientamento, diventa naturale attraverso il ritmo dell’autrice che è diretto e moderno, gentile e spiritoso e a tratti giustificatamente doloroso, elegante ma altrettanto spregiudicato, e contemporaneamente antico. E anche, per certi versi, solenne, pur svolgendosi in un contesto sociale semplice e tradizionale, che è poi quel contesto dove ciascun cuore realmente è.
Brava davvero Erica, e soprattutto Grazie dal cuore!
“Sette anni fa le prime righe, le prime bozze, buttate giù quasi per gioco. Non c’era ambizione, non c’era uno scopo, nemmeno un proposito.
Scrivevo, rileggevo e il giorno dopo cancellavo e riprendevo da capo, fino a quando non ho capito che quel “capo” ero io, sempre e solo io. Proprio così.
Ogni giorno, senza saperlo, attraverso la scrittura Ricominciavo da Me. E, sempre senza saperlo, mi sono ritrovata in cammino dentro me stessa.
Sarei bugiarda e venderei false illusioni se dicessi che fin dall’inizio è stato un viaggio di piacere emozionante ed entusiasmante. Sono invece sincera quando affermo che è stato un viaggio di Passione, durante il quale mi sono accusata, condannata, punita e messa in croce da sola.
In quegli anni, la scomposizione e la revisione di un passato che gridava forte il suo dolore, la sua rabbia, la sua frustrazione mi portò più volte a reclamare un riscatto, un affrancamento che, seppur menzognero perché simulatore di una gioia artificiosa, contraffatta dalle contorsioni cerebrali che sono proprie della psiche umana, mi ripagasse in qualche modo di tutto il male che avevo subito. In qualche modo. Capito? In quegli anni non ambivo ad altro che ad una “felicità” pari a quella che si potrebbe provare in un concorso di gioco nel ricevere il premio di Consolazione!
Avevo bisogno di crescere. Perciò mi sono data tempo. Sette anni, per l’appunto. Sette anni durante i quali mi sono persa e ritrovata un milione di volte, ed ogni volta che mi smarrivo dentro di me il terrore di non riuscire più a ritrovarmi era sempre lo stesso. Allora lo ignoravo, ma oggi so che quella era una paura più che legittima, poiché dopo ogni “mio smarrimento” ritrovavo una Erica diversa. Sempre nuova. Ancora tutta da scoprire e da conoscere. E lo sbigottimento, più che la sorpresa, ha fatto ogni volta da padrone.
Ho’oponopono mi ha aiutata moltissimo in questo passaggio della mia vita. Ancor oggi è il mio giubbotto di salvataggio quando annaspo nelle acque maleodoranti dell’incertezza. Ho’oponopono mi ha insegnato che se è vero che a tutto c’è un senso, è anche vero che non è detto che a noi sia dato di capirlo. Solo di Accettarlo.
“La danza dei pensieri immobili” nasce, quindi, principalmente dal desiderio, dalla necessità, dall’urgenza di voler portare un po’ di ordine là dove regnava solo disorganizzazione: mentale fisica spirituale.
Non è un romanzo autobiografico, o almeno, oggi non lo è più, se non in parte.
I personaggi che si ritrovano all’interno del racconto, possono essere i genitori, i fratelli, i nonni e le nonne di tutti noi. Senza distinzioni. Padri padroni che non si concedono di provare emozioni e vestono la loro fragilità emotiva di aggressività e violenza; madri un po’ frivole che celano l’insicurezza dietro all’insolenza e alla provocazione; nonne forti, robuste e coraggiose che non si scoraggiano davanti agli accadimenti della vita; nonni segnati dalla guerra resi schiavi dai loro fantasmi interiori e figli fragili come fili d’erba.
Una storia di follia, di amore e di perdono. La storia di Arianna, che intraprende un lungo viaggio all’interno di se stessa, alla ricerca delle sue origini, al di là del mondo fisico-materiale, in quel luogo di pace dove i pensieri trovano il loro riposo.
Se racconto di botte e di abusi, è perché ho “collaudato” entrambi; se parlo di attacchi di panico, è perché li ho sperimentati per vent’anni. Poco importa se Arianna ha subito da Tizio e Caio mentre io da Sempronio.
Racconto di un lungo travaglio, dove forse si vanno a smuovere emozioni arcaiche, ma parlo anche di Rinascita, di Resurrezione. Questo alla fine è il mio solo e unico scopo, oggi. Parlare di Rinascita come di Rinnovamento, di Rifioritura, perché come un fior di loto che pur nascendo sugli acquitrini, in zone paludose, si erge sul suo gambo sbocciando bellissimo e immacolato, anche il nostro Trionfo sulle avversità, se lo solo lo Vogliamo/Scegliamo, è comunque garantito!”
Per chi volesse, può comunicare con me a questo indirizzo di posta: ery.68@alice.it
Mi avete incuriosita… mi piacerebbe comprarlo, dove lo trovo?
grazie infinite dal cuore
Ma Deva Pritam
Ciao Antonella! Se lo vuoi ricevere a casa con amazon lo trovi a questo link: http://tinyurl.com/pzoobt7 oppure puoi ordinarlo in libreria, l’editore è Barney nella Collana: CortoCircuito. Ti abbraccio!