La gentilezza delle parole crea fiducia.
La gentilezza di pensieri crea profondità.
La gentilezza nel donare crea amore.
Lao-Tzu
Sono sempre stata convinta che uno degli ingredienti più preziosi dell’Amore sia la gentilezza. Ognuno ha il proprio carattere e ciò è sacrosanto e tale deve esprimere ed espandere ma ci sono persone che rovinano tante relazioni e situazioni solo perchè non hanno, o non usano a sufficienza, disponibilità, sensibilità e gentilezza.
“Gentilezza” sembra un termine antico e fuori moda, talvolta lo si travisa con debolezza, sdolcinatezza o affettazione, in realtà è quel modo empatico, rispettoso ed amorevole di porsi e di relazionarsi che hanno certe persone che saranno tra quegli esseri che non dimenticheremo mai anche se li avessimo incontrati una volta soltanto. Perché per gentilezza non si intende solo come un parlare armonioso (nel suono e nella sostanza e già ciò è meraviglioso) ma è un’emanazione dell’anima in accordo col cuore e quando si è centrati capiamo dove, se c’è e davvero chi ce l’ha o è solo un atteggiamento di superficie.
Come nella vita e nell’amicizia la gentilezza nella relazione di coppia è indispensabile, è quella base di attenzione, armonia e coerenza che dovremmo prima imparare nei nostri confronti per poterla utilizzare anche in quelli degli altri. Anche se talvolta potrebbe essere più facile essere delicati con gli estranei che con noi stessi (se siamo immersi nella disistima) ma questo è un altro discorso.
Per il mio tipo di sensibilità chi non sa essere gentile, e che questo stato gli provenga dal cuore pertanto non a intermittenza a seconda dell’umore e delle situazioni, ha una marcia in meno. E, personalmente, non riesco ad avere un rapporto profondo con questo tipo di persone perché la mia psiche non gli si allinea mentre la mia anima resta in allerta e in timore, soprattutto se con quella persona ci sono precedenti. Se la gentilezza è altalenante non la sento sincera ma un razionale calcolo e opportunismo del momento, finchè non ci siano intoppi differenti.
Indubbiamente lavorare su noi stessi ha un grande valore, ogni crisi personale è un’esperienza per migliorarci e migliorare il mondo anche se talvolta qualche vittima la potremmo fare.
Anna e Claudio si misero insieme dopo il fallimento dei precedenti matrimoni, due persone adulte dal carattere formato che si incontrarono in quest’amore importante a un’età nella quale non è da tutti né l’aver fiducia del nuovo né l’aver così voglia di rinunciare alla propria libertà per ricominciare da capo qualcosa.
Ma l’amore è magico per questo, non guarda in faccia nessuno e quando l’attrazione esplode lo fa come la più gradita bomba possibile alla quale non si pensa quasi neanche per un attimo di sottrarsi.
Per entrambi il problema che aveva disintegrato i rapporti precedenti era il loro carattere determinato e reattivo. Certo i fallimenti erano avvenuti con partner diversi, in tempi e situazioni diverse ma qualcosa non consentiva loro di portare avanti questo attuale rapporto nel meglio che avrebbero “voluto”.
Quando tutto andava bene erano molto affiatati e si divertivano un mondo insieme ma appena nasceva un problema comune nessuno dei due era propenso a cedere e quando accadeva non era mai una situazione definitivamente appianata. Lui era più astuto e cercava di tirare Anna dalla sua con ragionamenti al limite della manipolazione. Lei comunque riteneva di avere le idee chiare e se decideva che era no era no, ancor più vedendo come lui cercava di approfittare prima sottilmente poi impetuosamente sia per avere ragione che nella conduzione della questione in conflitto.
Spesso, e neppure capivano come accadesse, non riuscivano a gestire la situazione senza arrivare al limite della separazione tra urla da una parte e musi dall’altra e gran finale, una quantità di taglienti dichiarazioni reciproche e inopportune quando la situazione degenerava.
Entrambi sostenevano che quello era il loro carattere, lui era per indole più furioso di lei quindi Anna era quella che capitolava più spesso, ma nel frattempo aveva accumulato frustrazione e rancore sia per non riuscire a gestire come avrebbe voluto la situazione che nell’aver incamerato un numero più imponente di frasi incancellabili che a freddo lui non le avrebbe mai detto. Rabbia, rancore, sfiducia e demotivazione erano parte della loro relazione.
La gentilezza per loro era una sorta di formalità finché non arrivavano a situazioni nelle quali avrebbero entrambi voluto primeggiare e quindi lasciavano da parte il cuore e andavano tutti e due, in modo diverso, fuori di testa.
Una cosa importante da ricordare: vero è che ognuno ha la sua personalità ma star attenti alle parole è il primo atto di gentilezza, sia nei propri confronti che in quelli dell’altro. Per quanto ci si possa poi scusare o dispiacere le parole hanno un loro peso, sono energia espressa e solidificata che crea muri per certi versi invalicabili nel caso non fossero adeguate alla pulizia e alla probabilità credibile di un futuro comune.
Nessun atto di gentilezza, non importa quanto piccolo, è mai sprecato
E, altra cosa importantissima, quando la situazione si fa dura se proprio non si riesce a staccare dalla propria opinione considerandola “giusta” si deve arrivare a cedere entrambi nella stessa proporzione (una volta io, una volta tu) anche “se non lo capiamo” o “non ci andrebbe”. Se si vuole stare insieme, o meglio se stare con “quella” persona lo riteniamo importante a turno si deve imparare ad essere gentili che vuol dire relazionarsi con rispetto, comprensione, compassione, valutazione (parola che non è astratta, vuol dire dar valore) di un altro punto di vista senza voler vincere o condurre a proprio modo poiché sarebbe assoluta presunzione pensare di essere sempre, o più che spesso, nel “giusto”.
Quando la misura e la gentilezza si aggiungono alla forza
quest’ultima diventa irresistibile.
Gandhi
Anna e Claudio dopo vent’anni sono ancora insieme, di certo non hanno vissuto al meglio di come avrebbero potuto fare ma ce l’hanno fatta, a modo loro. Entrambi hanno rancori, amarezza e sfiducia sotto la pelle, entrambi hanno troppo spesso preferito portare nella relazione il “carattere” piuttosto che il “dare” per paura che l’altro potesse abituarsi a “prendere” e per l’incapacità di essere davvero in una relazione amorevole.
La domanda che dovremmo porre a noi stessi è: “Preferisco aver ragione o essere felice?” E con ciò costruire una strada comune di tolleranza e accortezza, di generosità e leggerezza. Oppure decidere di stare da soli perché una coppia felice e longeva è, tra le tante altre cose, elastica e in perenne “aggiustamento” sempre nel reciproco rispetto.
“Abbiamo bisogno di leggerezza, di albe e di tramonti, di profumo di buono, di pienezza soddisfatta, di verità. Certo anche di ardore, eccitazione, vitalità, piacere, divertimento, entusiasmo. Ma anche di gentilezza, distensione, coscienza pulita, gioia del cuore, gratitudine e sacralità per l’adesso. Abbiamo necessità di imparare a generare costantemente quel semplice benessere su tutti i nostri piani di esistenza, per la nostra gioia e quella di chi ci sta accanto.”
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