Il mondo dei no food di Filippo Ongaro

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Alcuni giorni fa Lara Lucaccioni responsabile delle Web Partnership Performance Strategies, mi (e ci, me e Sandro Flora) ha contattato per collaborare alla diffusione informativa dell’I.O. Inside Out 2012 – lo spettacolare evento che ha caratteristiche particolarmente emotive e completamente dedicate all’individuo e alla sua massima realizzazione personale e interiore. Per quello che mi riguarda essere tra i blogger hub, gli incaricati delle comunicazione in tempo reale in diretta dall’evento è uno dei ruoli che più mi entusiasmano, ancor più che partecipare semplicemente come fruitrice. E quando ho visto date e relatori ho cominciato a cercare e informarmi leggendo, studiando e mettendo da parte tutto quello che ho trovato in rete.

Scriverò a breve un altro articolo dedicato a questo appuntamento che si svolgerà il 16 e 17 giugno nelle Marche, ma oggi voglio trascrivere un paragrafo tratto da un libro imperdibile (che ho finito di leggere a tempo di record!) “Mangia che ti passa” scritto da Filippo Ongaro uno dei relatori all’I.O. Inside Out 2012

(gli altri sono Giuseppe Vercelli, Igor Sibaldi e Max Damioli. Insomma il top dei top, ognuno di loro sia a livello personale che nella diffusione delle proprie competenze e appassionanti materie d’insegnamento).

Il Dr. Ongaro è medico, autore e divulgatore scientifico e ha dedicato la sua carriera alla promozione della salute e a trovare soluzioni innovative per prevenire e curare alla radice le malattie croniche dei propri pazienti. È stato per anni medico degli astronauti presso l’Agenzia Spaziale Europea (ESA). negli Stati Uniti è stato il primo italiano a ottenere il diploma in medicina funzionale (AFMCP) e l’abilitazione specialistica in medicina anti-aging (ABAARM). E’ vice presidente dell’Associazione Medicina Italiani Anti-Aging (AMIA) e autore di due libri oltre che relatore a numerosi congressi nazionali e internazionali.

Di frequente è ospite di trasmissioni radio e televisive e per La7 ha co-condotto il programma divulgativo Dottori in prima linea.

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Di tanto in tanto allucinanti informazioni sulla fame nel mondo mettono in crisi la coscienza dell’uomo occidentale, a cui invece la buona stella ha dato il lusso o il privilegio di scegliere i modi della propria vita. È il momento in cui viene esplicitata forse la più grande contraddizione del mondo moderno. È quel “di tanto in tanto” che ha una lunga storia alle spalle, che ha prodotto le mastodontiche organizzazioni umanitarie come la FAO, che in tanti decenni non sono però nemmeno riuscite a scalfire il problema della fame nel mondo, la grande piaga purulenta che circonda il corpo opulento dell’Occidente.

Viene naturale chiedersi quanto si sarebbe potuto fare per i popoli affamati con i soli soldi che vengono spesi ogni giorno dalle varie organizzazioni internazionali per mantenere la propria agiata esistenza. O come si potrebbero sfruttare le oltre 4.000 tonnellate di cibo buono gettate ogni giorno da tutti noi in Italia.

In qualsiasi modo si mettano giù i dati, è drammatica e stridente la differenza tra un mondo occidentale in cui ci si ammala e si muore per le tante scelte sbagliate e il resto del mondo dove si muore invece per una totale mancanza di scelta.

Circa 24.000 persone muoiono ogni giorno di fame o di cause a essa correlate. Oltre tre quarti dei decessi interessano bambini sotto i cinque anni, bambini che prima di morire passano anni di sofferenza. Le statistiche ci dicono che i bambini malnutriti arrivano a stare male anche 160 giorni all’anno. Anche se carestie e guerre sono cause drammatiche di morte per fame, esse sono alla base solo del 10% dei decessi. La stragrande maggioranza degli affamati muore più silenziosamente per malnutrizione cronica che, quando non uccide, causa cecità, affaticamento, riduzione della crescita e suscettibilità a ogni sorta di malattia. Una forma opposta di malnutrizione, quella occidentale, è causa invece dell’obesità, in cui i danni non sono causati da carenze ma da micidiali eccessi.

La parola “fame” noi tendiamo a banalizzarla, riducendola al semplice desiderio di cibo che caratterizza il nostro mondo, ma in realtà, per tutti quelli che non hanno scelta, avere fame equivale a una profonda e invalidante condizione quotidiana, causata dall’impossibilità di procurarsi quantità sufficienti di cibo. Oggi oltre un miliardo di persone si trova in questa condizione mentre noi, allo stesso tempo, siamo costretti a dimagrire per prevenire i danni dell’esagerazione. 642 milioni di
questi affamati si trovano concentrati nell’Africa sub-sahariana, dove la fame uccide assieme all’HIV e ad altre malattie infettive.

Non solo la fame non è diminuita ma addirittura sta aumentando, visto che le stime dicono che solo nel 2006 gli affamati del mondo erano 854 milioni. In parte, questo è dovuto a un disinteresse delle organizzazioni internazionali nei confronti del tipo di agricoltura che servirebbe ai più poveri e dall’altro all’aumento devastante del prezzo del cibo, che ha ridotto il potere d’acquisto di tutte quelle persone che non hanno a disposizione che qualche dollaro al giorno. In effetti la povertà è la prima causa di fame al mondo.

I no-food non hanno né terra da coltivare né soldi con cui comprare cibo, ammesso che qualcuno glielo voglia vendere, visto che il ricco Occidente sembra essere invece un pozzo senza fine per le industrie, un bacino dove più cibo arriva e più ne viene consumato.
La FAO ci dice che non è il cibo a mancare nel mondo, in quanto la produzione globale di cereali permetterebbe in linea teorica di fornire per lo meno 2.730 kcal al giorno per persona.
Nel 2004 la Banca Mondiale indicava che circa un miliardo di persone vive con meno di 1,25 $ al giorno.

Che ruolo potrà mai avere nel mercato globale un consumatore privo di qualsiasi potere d’acquisto?
Una gestione avida delle risorse del mondo, tragiche guerre e cambiamenti climatici sono solo alcuni esempi dei motivi per cui ci sono ancora così tanti poveri sparsi sul globo e le ricchezze sono al contrario concentrate nelle mani di pochi. Siccità e inondazioni per esempio, effetto del riscaldamento globale, incidono in particolare sui più poveri, togliendo loro quelle poche risorse che ancora hanno.

E poi povertà e fame danno luogo a un circolo vizioso in cui la persona denutrita, non riuscendo più a lavorare, si trova ad avere sempre meno soldi per sfamarsi.
E pensare che molto spesso basterebbe poco per permettere a queste popolazioni di raggiungere l’autosufficienza: semi di buona qualità, attrezzi agricoli e accesso all’acqua farebbero per esempio un’enorme differenza.

Ma il mondo occidentale è riuscito a creare un ulteriore danno. Invece di sfruttare scienza, tecnologia e denaro per creare nuovi modelli sociali, ha esportato gli aspetti peggiori della propria realtà, contribuendo a creare nei paesi poveri una situazione paradossale in cui si osserva in parallelo una forte crescita sia delle malattie da eccesso che di quelle da difetto alimentare. L’Organizzazione mondiale della sanità chiama questo fenomeno “doppia pressione delle malattie”. Nelle stesse nazioni sottosviluppate c’è chi continua a morire di fame ma c’è anche un numero crescente di persone che, nei grandi centri urbani, mangia male e troppo, ammalandosi così delle stesse malattie da eccesso che colpiscono i pingui occidentali: diabete, obesità, cancro e malattie cardiovascolari, per citarne alcune. Spesso questo fenomeno si osserva nella stessa persona, nella quale si assiste a una nutrizione inadeguata nel periodo infantile, seguita, per chi ce la fa a sopravvivere e si sposta magari in città, da una malnutrizione con troppe calorie, zuccheri e grassi e pochi micronutrienti nell’età adulta.

(continua)

Dal dire al fare

Ritengo che tutto questo debba farci riflettere. Come abbiamo già osservato, mentre noi non riusciamo ad assumere un comportamento ragionevole nei confronti della nostra salute e del cibo, milioni di persone non hanno scelta e muoiono di fame e povertà.

Il primo passo per contribuire a un mondo più equo e bilanciato non è quello di improvvisarsi tutti eroi e volontari o di mandare sacchi di alimenti che non saranno mai in grado di sfamare continenti interi. Non è nemmeno quello di continuare a scrivere di questi problemi, a discuterne o a finanziare mastodontiche organizzazioni.

La soluzione è un’altra, di natura indiretta e personale: iniziamo a cambiare il nostro comportamento alimentare, il nostro rapporto con il cibo e con gli acquisti in generale.
Certamente questo non risolve tutto e soprattutto non dà risultati immediati, ma è il punto di partenza eticamente più corretto, in quanto è difficile risolvere i problemi altrui se non si è in grado di gestire i propri.

Chi non ha vissuto la povertà non può comprendere cosa vuol dire non avere un rifugio, non poter chiamare un medico quando ci si sente male, non avere nessuna prospettiva e non sapere nemmeno se domani si avrà abbastanza cibo per sopravvivere. Ma tutti noi fortunati occidentali, con un piccolo sforzo, possiamo capire quanto danno facciamo a noi stessi e al mondo intero con i nostri eccessi.

Ciò che non è necessario in campo alimentare è anche ciò che è dannoso perché sostiene un’economia del superfluo, viziata e sbilanciata, che è alla base delle ingiustizie del mondo. Non occorre quindi necessariamente diventare eroi o rivoluzionari per contribuire a un risanamento del mondo.

Basta correggere alcune elementari scelte personali per fare un importante primo passo. Questo cambiamento personale sarà d’esempio e inciderà sulle scelte degli altri, innescando una catena di cambiamenti concreti e traducendosi in una migliore salute non solo dell’individuo, ma del mondo intero.

(continua)

 

da “Mangia che ti passa”  di Filippo Ongaro

p.s.: ricorda tanto Ho-oponopono vero? Ti amo, mi dispiace, perdonami, Grazie.

7 commenti su “Il mondo dei no food di Filippo Ongaro

  1. un libro interessantissimo e utilissimo;
    e’ in edicola l’ultimo volume del dott.Ongaro “mangia che dimagrisci” che direi non puo’ mancare per i lettori introdotti alle tematiche nutrizioniste dai precedenti testi che ci hanno fatto conoscere la nutrigenomica.

  2. è un articolo molto interessante che porta a riflettere sul nostro sistema di alimentarci, piuttosto che nutrirci come si deve, lo leggerò , grazie
    mi dispiace perdonami grazie e ti amo

  3. Cara Silvia Paola
    ti ringrazio per le informazioni!
    Il Dott. Ongaro lo conosco di fama e da molto lo seguo anche a radio 24 dove spesso viene invitato a partecipare ad una trasmissione sulla salute che spesso ascolto e ho anche parlato con lui durante una trasmissione alla quale sono intervenuta!
    Sono molto in sintonia su quello che sostiene e molte delle cose che dice le dico anch’io nelle mie lezioni alla mia scuola di cucina 🙂
    Sto scrivendo un po’ di pagine sul mio pensiero spirituale e sul cibo e presto presto te le mando!
    un abbraccio grande
    grazie vi amo e mi amo
    La Gabri

  4. Illuminante! Anche se questo è un argomento di cui spesso mi sono interessata, non l’avevo mai visto affrontare in maniera così chiara e immediata: lo comprerò e comincio subito a pubblicizzarlo tra amici e contatti su fb…è un atto dovuto per il nostro Pianeta e per i nostri fratelli meno fortunati di noi! Namasté

  5. Ti ringrazio veramente di cuore della utilissima informazione . I l libro? se oggi è aperto lo vado ad acquistare . Grazie un abbraccio

    Vittorio.

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